La Tadca Records nella propria Distro ha aggiunto questo materiale cartaceo di grande valore, ossia l’ultima produzione del fumettista romano ZEROCALCARE . E’ il resoconto del viaggio fatto con altri compagni romani fino.... a Mehser ,Kobane, il Rojava…quella zona al confine turco-siriano che noi occidentali cominciamo a conoscere per via dell’avanzata dello Stato Islamico del califfo Al-Baghdadi e della relativa resistenza di yazidi,peshmerga,siriani ribelli e curdi per l’appunto. Di fatto Zerocalcare e gli altri vanno laggiù ospiti della comunità curda.
Leggendo il fumetto si possono ricavare preziose informazioni per fare chiarezza su quel putiferio che è la zona di guerra in questione, in cui i curdi sono assediati da islamisti dell’Is , dall’esercito turco, da quello siriano di Assad , da quello ufficiale irakeno…insomma bersagliati a 360 gradi, e la situazione è quella già vissuta in Palestina : campi profughi sparpagliati sul territorio( a Mehser uno dei più importanti punti di riferimento ), dove gli aiuti umanitari arrivano e non arrivano, la cooperazione socio-umanitaria è un bizness pianificato in occidente, speso male in medio-oriente,dove gli americani “potrebbero” ma non fanno(non vogliono),perchè loro fanno propaganda politica globale ,una zona dove comunque c’è bisogno di tutto, a partire dalla solidarietà. Questa ristampa , ‘Kobane Calling’, è un pezzo importante di questa solidarietà cosciente e vigile, e invito tutti a darci un’occhiata e a diffonderlo.
Benefit per la comunità curda medio-orientale.
5 euri .
Lo trovate al banchetto durante i concerti pesti e non solo.
1)***per saperne di piu’ ecco una pillola di informazioni scritta da compagni romani come introduzione ad una serata ‘benefit curdi’:***del Csoa La Strada:
KOBANÊ CALLING – serata di solidarietà con la resistenza kurda in Rojava
Iniziativa promossa da Progetto diritti onlus, Angelo mai e csoa La Strada
Da mesi nella città di Kobanê i combattenti kurdi resistono all’avanzata dell’ISIS, mentre la Turchia ha chiuso il confine con la Siria, all’altezza della città di Suruc, per impedire l’apertura di corridoi umanitari.
La lotta dei guerriglieri kurdi non è solamente l’opposizione all’integralismo religioso e la difesa del pluralismo etnico-culturale, ma è un esperimento importante di autogoverno.
Kobanê, infatti, è insieme a Cizre ed Afrin – nel Kurdistan siriano – uno dei tre cantoni che dal 2012 hanno dato attuazione a una esperienza di democrazia diretta e partecipata approvando una Costituzione, la Carta di Rojava, che “nel rispetto del principio di uguaglianza e nella ricerca di un equilibrio ecologico, proclama un nuovo contratto sociale, basato sulla reciproca comprensione e la pacifica convivenza fra tutti gli strati della società, nel rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, riaffermando il principio di autodeterminazione dei popoli” ed afferma l’importanza dell’emancipazione femminile, dei beni comuni, della laicità.
La vicenda di Kobanê è interna alla irrisolta questione kurda, popolo perseguitato e diviso tra i confini di Siria, Iran, Turchia ed Isis.
2)***Altre info da questo racconto su*** ‘ Come rinasce Kobane dopo l’Isis‘:
Sabah ha 33 anni ed è nata a Kobane. Qui ci è tornata da sola perché la sua famiglia è ancora rifugiata in Turchia. Casa sua, oggi, è completamente distrutta. Scappando dalle violenze dell’Isis, non è riuscita a salvare niente. Ma come tanti altri, Sabah è ben decisa a ricominciare, anche se si rende conto che non sarà facile e che avrà bisogno di aiuto.
Lo scorso fine gennaio i curdi hanno liberato Kobane dall’assedio dell’Isis. A un mese dalla liberazione, però, la città è ridotta a un cumulo di macerie. La parte che non è stata rasa al suolo non ha né acqua né elettricità. In città non sono presenti associazioni umanitarie o Ong straniere, alle quali peraltro non è permesso superare il confine dalla Turchia.
Si vive tra macerie, bombe inesplose e trappole lasciate dall’Isis. Nelle campagne intorno alla città non è sicuro percorrere strade che non siano già state battute. Eppure, gli abitanti che perlopiù si erano rifugiati in Turchia, stanno iniziando a tornare. L’unico forno della città lavora, instancabile, per garantire gratuitamente pane per tutti.
Il proprietario ha riaperto non appena la guerra è finita: prima per i combattenti, poi per i primi che tornavano. È convinto che in poco più di un mese potrà cominciare a vendere il pane. I primi negozi, quelli che non sono stati rasi al suolo, iniziano a riaprire. Sono riusciti a farsi portare un po’ di prodotti dalla Turchia.
Da poco ha anche aperto una scuola, dove viene insegnata la lingua madre, il kurmanji, il dialetto curdo fino ad ora vietata dal regime siriano. Ci sono circa cento studenti. Gli insegnanti, uomini e donne, spesso molto giovani, prima della guerra facevano altro. I docenti professionisti non sono ancora tornati.
Le lezioni si svolgono in un clima gioioso fra risate e scherzi, ma la struttura che è stata adibita a scuola è crivellata da buchi di proiettili. Alcune pareti sono mezze distrutte. I bambini si divertono passando attraverso i buchi nelle pareti piuttosto che usare le porte. Le lezioni per ora sono solo di curdo, musica e ginnastica.
La speranza per i cittadini è che nel giro di un mese il numero di insegnanti e di studenti sia ben maggiore e si possa ricominciare a insegnare anche le altre materie. La presenza del Ypg e del Ypj è ancora massiccia. Molto spesso si incontrano combattenti in giro per la città, molti dei quali giovani.
Anche la presenza di armi è molto alta, quasi tutti ne possiedono una e il motivo è per tutti lo stesso: poter difendere se stessi e la propria città nell’eventualità di un ritorno dell’Isis. Gli abitanti di Kobane vogliono ricominciare: la guerra è ancora vicina, il fronte instabile e non sarà facile. Ma fanno di tutto per tornare alla vita normale: per costruire una realtà politica e sociale fondata sulla tolleranza, sull’uguaglianza tra uomini e donne, sulla diffusione della cultura.
— Cos’è l’Isis, senza giri di parole
La battaglia per la liberazione di Kobane ha avuto grande eco in tutto il mondo e si sta profilando come simbolo nella formazione del Rojava, la nuova esperienza di autogoverno curdo basata sulla democrazia diretta e l’egualitarismo. È così che recita il preambolo del contratto sociale del Rojava:
“Noi, popoli delle Regioni Autonome Democratiche di Afrin, Jazira e Kobane, una confederazione di Curdi, Arabi, Siriaci, Aramaici, Turkmeni, Armeni, e Ceceni, liberamente e solennemente approviamo ed adottiamo questa Carta. Nel perseguimento della libertà, della giustizia, della dignità e della democrazia ed ispirata dai principi di uguaglianza e sostenibilità ambientale, la Carta proclama un nuovo contratto sociale, fondato sulla mutua e pacifica coesistenza e sull’intesa tra tutte le componenti della società. La Carta tutela le libertà e i diritti umani fondamentali e ribadisce il diritto dei popoli alla autodeterminazione.”