posso ammettere che non so che razza di english alla dylan dog abbia appena usato per riempire lo spazio del titolo, potrebbe essere un pidgin o un italinglish-like.
anyway volevo dire: tatuare, il rapporto che si crea tra chi te lo fa e tu che te lo fai, oltre lo scambio merce( inkiostro sottopelle a lunga conservazione)/soldi(la quantificazione di tempo e difficoltà del lavoro…bytheway, a ore o a cottimo?)…
perchè? perchè ne ho già sentite delle belle e volevo condividere con voi. Primo: lo si fa per campare,di solito se hai uno studio. quindi pur di pagare l’affitto locali magari in periodo di magra, il tatuatore comune , si presta a tatuare (tattoo manent) una roba che provoca disgusto o dissenso? ricordo mooolti anni fa un compagno tatuatore che ribadiva il principio “io sono anti-ideologie, mai farei una svastica o una falcemartello anche se ben retribuito…non devo mica accontentare il cliente come un normale commerciante, mica vendo vestiti a uno che spero che torni…proprio per questo, per non farlo tornare( magari con round successivo per una scritta infame in aggiunta,n.d.a.)”. Benissimo,direi. Lui pero’ lo faceva davvero per passione, e non era sua fonte di sostentamento. Ora ,chi cade nella trappola del ricatto economico tipo se non tatuo sta schifezza non sto a galla sto mese, è da crocifiggere? Forse no, perchè sua libera scelta, dovrà già vedersela con la propria coscienza.
Di fatto ho notato che come in tutti i circuiti chi deve farsi tatuare cose ‘scomode’ sa già da chi rivolgersi…storie nere dallo studio consigliato,dove è appesa una locandina di radio bandiera nera, e storie rosso-@cerchiate dove domina radio blackout nelle casse…Problema inesistente. Ma i novelli tatuatori non schierati , come la risolveranno? si appassioneranno di una o dell’altra scena a seconda della simpatia del tatuato?
Certo certo, non voglio e non devo dividere il mondo in rosso di qua e nero di là, mai digerito questa semplificazione alquanto limitata e fuorviante.
Parlavo con l’amico Pierce dell’atto di tatuare, opera che richiede tanto tempo di solito. La conversazione è già segnata e prevista: sebbene non chiesto il tatuato prima che poi vuoterà il sacco, vomiterà di sicuro tutta la sua giustificazione del disegno o scritta o scarabocchio che sta per marchiare a vita la sua pelle. Ovvero sentirà da subito la necessità di spiegare il significato-perchè sembra scontato che debba essercene uno, e che soprattutto il tatuatore lo debba sapere. Cosa farebbe quest’ultimo se a lavoro iniziato scoprisse che il significato che viene dato al disegno ha natura in forte contrasto con le proprie idee ? Potrebbe succedere visto che mi è stato confidato che il tatuatore che lo fa di mestiere è ormai allergico alle presentazioni esplicative del tatuato, immancabili e puntuali sempre, tanto da non dover ne’ volerlo più chiedere in anticipo…certo è che… come si fa a incidere sottopelle un insieme di linee che portano con sé un significato a scatola chiusa?
In poche parole potevo risolvere sto post con una frase: i tatuatori da studio fanno una selezione dei clienti con criteri etici ? Il massimo sarebbe sapere se sono tanti quelli che ,nonostante bisogno imminente di danaro, rifiutano per coerenza e per obiezione di coscienza certi lavori commissionati; e se sì, lo fanno a mò di tabula rasa, in modo da generare un passaparola di avvertimento per futuri simili avventori?
Non posso pensare che chi li fa possa scindere lavoro e idee/principi , o sospenderne l’appartenenza per motivi di necessità economica. Vita e Lavoro, o meglio Vita e Arte sono inseparabili .
Aggiungo e chiudo che potrebbe ad ogni modo essere un’occasione per un confronto e un cordiale avvicinamento al “nemico” (o alla persona non gradita) per dimostrare che chi dissente dalle sue posizioni è disposto comunque all’accoglienza, nella speranza di un’inversione di rotta di pensiero conseguente quell’incontro (raramente l’alternativa allo scontro verbale genera un sovversivo arricchimento di coscienza , ma considerato che lo scontro stesso dà alibi per puntare i piedi e rendere ideologiche le scelte da mettere altrimenti in discussione, in certi individui potrebbe accadere…io credo nel “meglio tardi che mai”, credo anche nella “scintilla”, nella “molla”!..proverbio cinese: Anche Il Viaggio Più Lungo Inizia Con il Primo Piccolo Passo ).
Penserete che sto a farmi strane pippe ( ma non ci ha un ‘azzo da fare, ‘sto qua?), e invece risparmio soldi per la psicanalisi , me la faccio da me scrivendo sul sito ,aspettando reazioni ai contenuti (non sembro pazzo,right?). Eppoi ho voglia di tatuarmi , ecco quanto! alla prossima……Al Tadcone
p.s. l’Ass.Cult.Tadca ha diversi amici tatuatori…caso mai qualcuno avesse bisogno di agganci, ci scriva, e ovviamente mi riferisco a tatuatori di zona Cuneo/Torino, passando per Bra. Sarebbe stimolante imbastire un Laoboratorio Grafico propedeutico alla realizzazione di un disegno figurativo o astratto da tatuare, parallelamente al nostro WORKSHOP ESTIVO DI SERIGRAFIA su tessuto ( tutto ciò a Cuneo, data e luogo da confermare)…che ne dite? Nella prossima Assemblea lo metterò tra le cose da discutere.
il tatuaggio deve avere un significato,nel senso che ce l’ha comunque, anche se chi se lo fa sta sbagliando nell’ interpretazione. Anche la scelta della zona è molto significativa: si nota subito se c’e’ esibizionismo nell’ ego …..o altro piu profondo! lunga vita al TATTOO CIRCUS (benefit) di ELPASO, dove ogni anno un week end viene dedicato a tatuatori che fanno lavori gratuiti, e il tatuato versa il costo pattuito nella cassa benefit. Quest’ anno erano 15 !!! Figata